CSN7NEWS.IT CULTURA INTERNAZIONALE e ARTE ONLINE  7 GIUGNO 2024 N .184  anno  XVI |||||||| ISSN 2283-6586

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                                                                                                                                    pagina 4 

   Ricomposto il capolavoro

di Piero della Francesca

by ELISABETTA MARCHETTI

                      

Da ammirare a Milano il polittico di Piero Della Francesca riunito nelle sue parti al Poldi Pezzoli sino al 24 giugno


                                                             

  E' una operazione di rilievo internazionale quella che il Museo Poldi Pezzoli di Milano offre alla città sino al 24 giugno 2024.  Dopo 555 anni dalla sua creazione, finalmente, la riunificazione di alcune delle parti mancanti del Polittico degli Agostiniani. Nel 1469 l'artista Piero della Francesca finisce di dipingere il polittico per l'altare maggiore della chiesa degli Agostiniani a Borgo San Sepolcro iniziato nel 1454.

Quindici anni di duro lavoro per consegnare agli astanti un capolavoro che nel corso della storia sarà smembrato e disperso. Ad oggi alcuni grandi musei rimangono i proprietari dei pannelli dispersi e sono la Frick Collection di New York (San Giovanni Evangelista ,la Crocefissione,Santa Monica e San Leonardo); il Museo National de Arte Antiga di Lisbona (Sant'Agostino ); la National Gallery of Art di Washington (Sant'Apollonia); la National Gallery di Londra (San Michele Arcangelo ).

La mostra ora dietro l'idea della direttrice del Museo Poldi Pezzoli, Alessandra Quarto, e i direttori rispettivamente del Museo di Amsterdam e del museo di Boston ripropongono l'assemblaggio delle parti esistenti e la possibilità per il largo pubblico di ammirare tali immagini, frutto di un lavoro certosino dell'artista sui corpi dei santi.

L'operazione sarà seguita anche da incontri di studio e conferenze esplicative per poter non solo esaltare e divulgare l'opera , ma per poter capire dove siano finiti i frammenti mancanti della stessa. Sappiamo tutti che l'artista grazie all'opera il De prospectiva pingendi, offrì un passo avanti sugli studi per la prospettiva, ma ignoravamo la sottile opera di cesello su certe immagini che resteranno per sempre nella memoria collettiva. Il pubblico rimane abbagliato soprattutto dalla particola bellezza del broccato d'oro del Sant' Agostino e dall'armatura del San Michele Arcangelo. Il manto di Sant' Agostino è di suprema bellezza. Intanto la mitra è incastonata di perle con un rubino della carità al centro, poi il santo tiene in mano un pastorale di cristallo di rocca traslucido e nell'altra un libro, ma sul manto sono dipinte scene sulla vita di Cristo che risultano essere un quadro nel quadro in questa immagine sacra e altera .

Anche la figurazione di San Michele risulta particolarmente affascinante. Lui indossa una camicia di garza ingioiellata,stivali di rosso imperiale, una lorica anatomica piena di gioielli . Lui , l'Arcangelo, è pronto nella sua battaglia, che si compirà secondo l'Apocalisse nell'ultimo giorno, prima dell'avvento del Regno di Dio.Ed ecco quindi con questi pannelli confermarsi l'immagine di un pittore degno della rappresentazione di particolari quasi miniaturistica che si aggiunge a quella dell'inventore della profondità spaziale come studio scientifico. Ecco dunque la pittura uscire dalla piattezza bizantina, acquisire spessore e profondità e insieme conservare la dovizia dei particolari di ascendenza fiamminga. L'organizzazione della mostra è a cura di Lavinia Galli, conservatrice, e Federica Manoli, collection manager del Museo Poldi Pezzoli, con il coordinamento di Arianna Pace, dell'Ufficio Mostre. Innumerevoli gli approfondimenti grazie al sostegno della Fondazione Bracco.

 

 Svelato il paesaggio di Monna Lisa

 

   

 

Nuovi misteri svelati dallo storico, ricercatore e scrittore Silvano Vinceti. Leonardo andò in Francia nel 1517, attraversando il Moncenisio. Nel paesaggio della Gioconda c'è la montagna di Rocciamelone.

 Leonardo da Vinci fece il suo ultimo viaggio in Francia nel 1517, due anni prima della sua morte, percorrendo la Via Francigena e attraversandoil Moncenisio.

E così un particolare del paesaggio a sinistra della Gioconda (visto da chi guarda il dipinto) gli fu ispirato da monte Rocciamelone e da un laghetto che si trovano nel territorio del piccolo comune di Ferrera Moncenisio, ai confini con il territorio francese.

 Sono i recenti risultati di una ricerca condotta dallo storico dell'arte Silvano Vinceti, che arrivano dopo la scoperta che nel 2023 ha avuto una risonanza mondiale e, cioè, l'asserita convinzione che quello rappresentato nello sfondo della Monna Lisa è il Ponte Romito. Ciò che resta del manufatto, un solo arco, si trova a Laterina, piccolo paese in provincia di Arezzo.

 Proseguendo le sue ricerche, Vinceti ha riesumato ed esaminato molti documenti storici, spinto dal desiderio di capire quale percorso fece Leonardo per recarsi l'ultima volta in Francia, ad Amboise, e in quale anno. A questo proposito l'ipotesi dominante è che fu nell'autunno del 1516, ma nel Codice Atlantico lo stesso Leonardo scrisse poche righe riportando di essere giunto ad Amboise nel maggio del 1517: “il di della discensione in Ambosa 1517 di maggio nel Clu”.

 “I documenti che ho esaminato - afferma lo storico e ricercatore - certificano che nel sedicesimo secolo il colle del Moncenisio era quello più gettonato per attraversare le Alpi e scendere in terra francese. A tal proposito vi sono testimonianze di molti personaggi, da Margherita di Valois, sorella minore del re Enrico II di Francia, alla duchessa Jolanda, figlia del re di Francia Carlo VII e moglie di Amedeo IX di Savoia. Tra gli altri anche Michel de Montaigne, filosofo, scrittore e politico francese”. E argomenti climatico-atmosferici, geografici e infrastrutturali a favore di questo percorso vennero riportati all'epoca anche dalle famose guide alpine Marrons, uomini coraggiosi e robusti che, a pagamento, prestavano servizio come portatori per il transito del valico del Moncenisio.

                   

 E quanto osservato durante questo viaggio molto probabilmente ispirò Leonardo per dipingere parte del paesaggio della Gioconda. Il genio del Rinascimento, infatti, nello sfondo d'insieme dei suoi dipinti raffigurava particolari di paesaggi reali. Tesi, questa, confermata dal prof. Carlo Vecce e, in epoca più antica, dallo storico leonardesco Gustavo Uzielli.

 Leonardo, quindi, afferma Vinceti, nel suo viaggio verso Amboise vide le catene montuose che avvolgono il colle del Moncenisio, e nello specifico quella di Rocciamelone, dove passava la vecchia via Francigena. E vide anche un piccolo lago.

 Utilizzando anche un drone, lo storico ha potuto confrontare questi particolari con la parte alta del paesaggio dipinto da Leonardo. La corrispondenza è davvero notevole.

 E, ad avvalorare le tesi esposte, Silvano Vinceti e un collaboratore del Comitato da lui presieduto (Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali) hanno scoperto nella parte alta del paesaggio della Gioconda, sopra il lago e la montagna di Rocciamelone, quella che sembra essere una scritta: “juse”. Si tratta di un francesismo che rinvia alla Val Susa. Uno di quelli che Leonardo usò anche nel suo testamento.

 Tutte queste scoperte sono descritte con dovizia di particolari affascinanti nel nuovo libro di Vinceti “Il paesaggio della Gioconda tra misteri e suggestioni” (Armando Editore), in uscita in questi giorni.

SILVANO VINCETI

Storico dell'arte, ricercatore, scrittore e autore per programmi televisivi e radiofonici, ha pubblicato più di 25 libri, alcuni dei quali dedicati a Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e ha svolto ricerche approfondite sulla Gioconda di Leonardo da Vinci. La sua passione per la storia dell'arte e la ricerca lo spingono a esplorare dettagli sconosciuti e a scoprire nuove informazioni sui dipinti e sui loro contesti storici. Per quanto riguarda la Gioconda, Vinceti ha scoperto che Leonardo dipinse le lettere L ed S nei suoi occhi e il numero 72 sotto l'arcata del ponte che appare nel paesaggio. Nel 2023 la notizia che il Ponte Romito è quello raffigurato nel paesaggio della Gioconda è stata pubblicata in tutti i Paesi del mondo e dalle testate giornalistiche più autorevoli.

In inglese 

 Using a drone, the historian was able to compare these details with the upper part of the landscape painted by Leonardo. The correspondence is truly remarkable.

            And to corroborate the thesis, Silvano Vinceti and a collaborator of the committee he chairs (National Committee for the Valorisation of Historical, Cultural and Environmental Heritage) have discovered at the top of the Mona Lisa's landscape, above the lake and the Rocciamelone mountain, what appears to be an inscription: “Juse”. It is a gallicism that refers to the Susa Valley. One that Leonardo also used in his will.

            All these discoveries are described in fascinating detail in Vinceti's new book “Il paesaggio della Gioconda tra misteri e suggestioni” (The landscape of the Mona Lisa between mystery and fascination), which is being published these days by Armando Editore.   (SILVANO VINCETI )


 

 

 

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